CAPIRE L'ARTE CONTEMPORANEA
In continuazione si cerca una risposta alla “questione arte
contemporanea”.Se da una parte l’ho sempre ammirata, dall'altra più
studiavo più mi chiedevo cosa è lecito, e cosa, invece non lo è. È innegabile
che nello scorso secolo l’arte sia profondamente cambiata, come è innegabile
che a volte, in questi primi dieci anni di secolo sembri alla deriva. Perché?
Perché troppo frammentata da sembrarmi vuota. Più studiavo il passato più non
capivo quanto mi potesse piacere un arte che non riesce a definirsi.
La definizione è importante l’uomo è di per se un essere
che categorizza, ha bisogno di definire la sua mente e ciò che lo circonda.
Allora mi sono chiesta, l’arte è morta come dice Hegel? È
cambiata come sostiene Benjamin? È incomprensibile alla gente come sostengono in
molti?
Per dare una risposta poniamo
agli antipodi, due artisti, che possono essere utilizzati come esempio: Michelangelo e Picasso. Siamo abituati a una concezione di arte che predilige
l’opera rinascimentale, perché “rappresenta” meglio di molte altre la realtà
che ci circonda, la più vicina, la più istantanea da capire. La prospettiva
sembrava il livello massimo, il livello spremo di arrivo, la beltà assoluta
raggiunta. Pensandoci però è un arte che, con una tecnica, rappresenta ciò che
vede l’occhio umano, non ciò che è. Picasso cercava di rappresentare tutto ciò che
era, creando con Braque il Cubismo. È anche vero che Picasso crea una rivoluzione artistica, e questo vale anche per tutte le altre
avanguardie, utilizzando la pittura o la scultura, rimanendo nei limiti del
quadro, superando i confini della mente, ma sempre con tecniche artistiche
tradizionali. Il cubismo crea un opera che non rappresenta, non è più importante
il soggetto, può essere qualsiasi cosa, è importante la funzione, è il quadro in
se arte, proprio perché è concepito per dare funzione non per rappresentare.
Questa è un grande innovazione, anche se sempre attraverso la pittura. Il
panorama artistico cambia con Duchamp, ciò che per molti fu vissuta come una
beffa, per altri ha creato l’arte odierna. Una convinzione lecita se si pensa al
ready-made. Un oggetto privato della sua funzione diventa un opera d’arte. Un oggetto
senza più utilità è arte, perché dovrebbe essere considerato arte solo per il
fatto che un artista dice è arte perché lo dico io? Quell'oggetto diventa un
opera d’arte del momento in cui perde la sua utilità, e si innalza nel mondo del
concetto e del pensiero.
E ora che ho messo le basi torniamo all'arte contemporanea. Essa si è tolta dall'obbligo della pittura e
della scultura, questo ha determinato un senso di caos, può ed è fatta con
diverse tecniche e materiali, chi può dire che è meglio o peggio dell’arte con
pittura e cavalletto? Se un artista utilizza aceto e marmo per creare la sua
opera e si scorda del cavalletto è forse destinato a essere considerato
ridicolo, beffa, non arte? Non ha dovuto anche lui, come Michelangelo prima e Picasso poi, studiare l’opera, rappresentare una funzione, utilizzare un
linguaggio ancora acerbo? Si.
Siamo in un epoca dove l’immagine
è al primo posto, tutti sanno cosè la Monnalisa, tutti sanno cosa sono i
fumetti, la tv, il cinema, un quadro in più e un quadro in meno, una fotografia
in più e una in meno, non fa molta differenza. Prima delle avanguardie si
utilizzava la pittura, ma cosa è mai la pittura?
E' materia, la materia che permette
all'artista di creare un opera d’arte, di trasportare il naturale in concetto.
La pittura è materia, cosa cambia se un artista usa una materia o un’altra? Una
tecnica diversa? Tanto è materia, tanto è tecnica diversa. È la materia che
viene plasmata dall'artista a creare un opera, la materia può essere la pittura,
il blu di Matisse, il bronzo, il marmo di Michelangelo, ma è materia, come lo è
l'Urinatoio di Duchamp, o il poliestere o la materia plastica.
L’utilizzo di tecniche diverse
era inconcepibile in precedenza, perché l’arte era vincolato da canoni e regole
accademiche.
Ma dacchè queste dogmi sono stati
sciolti, è lecito dire che utilizzare materia o tecniche diverse non cambia il
risultato funzionale del concetto artistico.
Poniamoci un attimo nei fantocci
di Cattelan che fecero tanto scalpore, se l’artista avesse usato le tela o anzi
il video avrebbe avuto lo stesso effetto? No , e perché la società in cui
viviamo pone l’immagine in ogni sua più varia sfaccettatura. L’indignazione
della gente quando hanno visto l’opera non può essere paragonata a chi nel
medioevo vedeva per la prima volta un affresco con la crocefissione di Gesù?
Lo sgomento non fu lo stesso?
doveva
essere, era giusto, era quello che la committenza voleva. Come si poteva
insegnare ai fedeli se non si capivano gli affreschi che spiegavano il vangelo?
Era un arte con dogmi ben fissati, con un obiettivo da raggiungere, dove gli
artisti dovevano utilizzare un solo modo per far arrivare il loro pensiero, la
loro tecnica, il loro modo di vedere la realtà del mondo. Ora invece, viviamo
in un arte, che si può definire liberata e non morta, pronta a rilevare la sua
funzione, senza dover per forza rappresentare.
Allora se possiamo utilizzare
tutto quello che vogliamo, non ci sono più tecniche stabili, allora vale tutto,
può essere fatta con tutto e ha ragione di essere perché è detta da chi l’ha
creata.
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