L'arte contemporanea approda a Lecco. Il Movimento Debole di Nicolò Tomaini e Mario Morelli
I movimento artistici non nascono mai per casi fortuiti.
Secoli orsono, come oggi, sono le affinità elettive a decretare la riuscita di un
tale movimento. In una determina fase storica, animi mossi dalla stessa causa
intellettuale, culturale e artistica, decidono di unirsi per creare “qualcosa”
di meglio. Poi, nei primi del ‘900, alcuni artisti hanno deciso di imporsi e di
dimostrare, non solo con i fatti, ma anche con il potere della parola, quanto
fosse forte il messaggio che volevano trasmettere. E ci sono riusciti. In
Italia ne abbiamo avuto casi esemplari, casi unici, che hanno portato l’arte a
un livello mai raggiunto. Basti pensare al Futurismo o allo Spazialismo come
eccellenze.
Nel mondo dell’arte il termine movimento è strettamente correlato
alla parola manifesto. Questi due significanti si fanno portavoce di evoluzione
e rottura, permettendo di rispecchiare la società.
A Lecco, due artisti hanno fondato un movimento, grazie al loro lavoro la città lombarda sta
diventando un centro di fondamentale importanza per l’arte contemporanea italiana.
Di chi sto parlando?
Di Nicolò Tomaini e Mario Morelli. Entrambi, con la loro
pittura, riflettono sulle dinamiche del nostro tempo affrontando le dimensioni
più angosciose e meno sviluppate della società contemporanea.
Lo storico dell’arte Michele Capasso, curatore della mostra,
definisce la produzione di Morelli come pittura materica che grazie alla
tecnica dei pastelli ad olio conferisce ai suoi dipinti un’anima e attraverso l’iper
realismo nei volti dei suoi ritratti, dalla resa delle rughe dell’epidermide
allo sguardo straniante, ci trasmette una sensazione alienante di chi vive il
nostro tempo. Tutto questo è attenuato dalla presenza di elementi disturbatori
dal sentore Pop-contemporaneo. Ciò che viene percepito dallo spettatore è un senso
di inquietudine.
Nicolò Tomaini ha il medesimo approccio verso la cultura
contemporanea e grazie all'utilizzo iconografico di simboli pop 2.0, come i loghi dei social network, per esempio facebook e twitter, denuncia la società
odierna a 360 gradi, sia a livello politico che sociale. I suoi lavori
manifestano una poetica che trae spunto dalla filosofia post modernista e dalla
caduta delle “Verità Forti” come sottolinea Capasso.
Tomaini e Morelli presenteranno il loro movimento con una
mostra che potrete visitare dal 24 Ottobre alle ore 18,30 presso la Galleria
Bertoletti di Lecco. Inutile dirvi che il contemporaneo ha trovato una nuova
sede e io ne sono profondamente felice.
Vi lascio a qualche parte del Manifesto del Movimento
Debole. Buona lettura
Teorizzazione del Movimento Debole
"Caduta l'idea di una razionalità centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicità di razionalità "locali" - minoranze etniche, sessuali religiose, culturali o estetiche- che prendono la parola, fìnalmente non più tacitate e represse dall'idea che ci sia una sola forma di umanità vera da realizzare, a scapito di tutte le peculiarità, di tutte le individualità limitate, effimere, contingenti. " - G.Vattimo - la società trasparente
- "noi" prendiamo in prestito la parola "debole" dal
pensiero filosofico di Gianni Vattimo; democraticamente non condividendone le
sfaccettature politiche nella sua interezza
- "noi" siamo consapevoli, ma in futuro potremmo anche non
esserlo più, che attualmente non esistano verità assolute; o che comunque
l'essere umano allo stato attuale non è' ancora in grado di poterle cogliere a
pieno. l'avvento dei nuovi sistemi di comunicazione abbiano radicalmente
cambiato le prospettive per la costituzione di una Morale unica e valida per
tutta l'umanità. La velocità nello scambio di informazioni attraverso strumenti
quali smartphone o tablet rende palesi tali "divergenze culturali" che
contraddistinguono le diversità di ogni minoranza etnica, religiosa o culturale
distribuita in qualsiasi angolo del pianeta.
- "noi" siamo consapevoli che non esista una verità etica
oggettiva : un "giusto" o "sbagliato", un "bene o un
male" universalmente validi, siamo gli ultimi portavoci , in ordine
di storia, di tale verità
- "noi" siamo consapevoli che dipingere un assassino, un drogato,
un telefonino, una donna tatuata, un transessuale con "l'uccello" in
primo piano, un'applicazione del tuo e nostro smartphone non abbia alcuna
valenza di giudizio morale, prescindendo dunque dal "giusto o
sbagliato", ma sia semplicemente la trasposizione, su qualsiasi tipo di
supporto, di alcuni aspetti della realtà contemporanea, i quali possono, in un
secondo momento, divenire spunto di riflessione.
- "noi" siamo anche consapevoli che, alcuni di noi, si vogliano
assumere la responsabilità di pronunciare un giudizio circa la realtà
globalizzata che ormai ci circonda, cercando di definirne soggettivamente le peculiarità
e gli aspetti negativi.
- "noi" siamo consapevoli che negli ultimi anni sia nato un nuovo
tipo di linguaggio sostenuto dall'utilizzo dei nuovi sistemi di comunicazione
quali Smartphone o tablet: un linguaggio sintetico, veloce, di facile interpretazione
e costituito dai cosiddetti "emoticon" che diventano rapida
espressione dei differenti "stati d'animo" dell'uomo.
- "noi" siamo consapevoli che l'affermazione dell'essere umano,
oggi, passi anche attraverso gli "upload" su Facebook,i video su YouTube,
i "cinguettii" di Twitter o gli "hashtag" di Instagram.
- "noi" siamo consapevoli che l'arte sia espressione sia dei
valori sia delle tensioni del panorama contemporaneo e che quindi, la velocità
nel passaggio di informazioni virtuale sia una delle nuove forze espressive
dell'evoluzione umana.
- "noi" siamo consapevoli che la comunità scientifica abbia
migliorato qualitativamente diversi aspetti della vita,umana e non, e che
il dialogo interdisciplinare con le materie più strettamente umanistiche (
quali ad esempio la filosofia, la religione... ) sia attualmente necessario al
fine di una "conoscenza" più completa sia in termini logici quanto
morali.
"Noi" siamo consapevoli che lo smartphone abbia sostituito
completamente la valenza culturale che il televisore aveva per l'arte popolare,
l'utilizzo di tale strumento è' dunque presenza costante in alcuni dei nostri
lavori.
- "noi" siamo consapevoli, ad oggi, di non essere pienamente
consapevoli di chi "noi" siamo in realtà...
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