Quando Capogrossi preparava la mostra a Venezia
Era il 1966. Giuseppe Capogrossi era ormai all'apice della sua carriera, dopo che nel 1962 aveva ottenuto il premio alla pittura alla XXXI Biennale di Venezia con un'intera sala personale. Erano anni intensi, gli anni del boom economico in Italia, gli anni dove il mercato italiano amava e investiva nei proprio artisti. Erano gli anni di Fontana, di Burri, di Pollock, di Warhol. Insomma era un nuovo mondo.
Il 1966 è stato l'anno della XXXIII Biennale di Venezia, il premio alla pittura lo vinse Fontana, in copertina un'opera di Morandi.
Giuseppe Capogrossi era alle prese con una mostra alla celebre Galleria del Cavallino, in zona San Marco. Una galleria che fece storia.
Ci sono posti che per gli artisti rimangono nel cuore, un legame unico è quello che li lega ai locali, bar o ristoranti. Lo è sempre stato, ancora di più negli anni sessanta, quando, basti pensare al Bar Giamaica in Brera, giovani talentuosi pagavano con disegni e schizzi. Giuseppe non era da meno.
Tra i proprietari dei locali e gli artisti si instaurava un legame di amicizia, è questo il caso di Capogrossi con il Ristorante Biennale, che lui frequentava già dagli anni '50.
Quel maggio del 1966, l'artista omaggio la sua amica con un'opera. Dieci forchette rosse, simbolo della sua arte. Una dedica alla proprietaria in basso a destra, la data e la sua inconfondibile firma.
Come sia giunto fino a noi, e se l'amicizia tra i due durò non lo sappiamo. Possiamo però dire le belle storie vanno raccontate, i gesti più piccoli costituiscono la nostra storia. Il passato è fatto di momenti e chi potesse avere quest'opera in casa avrebbe un piccolo pezzo di grande pregio.
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