Quando fare le mostre nasceva dall'amore per l'arte e non per business


Una volta le mostre si realizzavano per amore dell'arte. Ora non è più così, soprattutto in Italia, sono pochi quelli che decidono di rischiare, di realizzare mostre per il solo gusto dell'arte. E chi lo fa, molto spesso, non tratta arte ma semplice mediocrità. Insomma, ci troviamo in un meccanismo d'impasse. Molti artisti emergenti cercano di realizzare mostre, ma sono, molto spesso, sfruttati da pseudo gallerie, location in affitto a prezzi assurdi, mascherati da trampolino di lancio. Gli artisti, mortificati da questa situazione, non fanno altro che soffrire e risentirne, adagiandosi in questo meccanismo. 
Una volta, non era di fondamentale importanza dove fosse lo spazio espositivo, come fosse l'allestimento ecc.., una volta se si chiedeva ad un artista di esporre, e lui era emergente accettava di buon grado. Ora esiste lo snobbismo da principiante.
Non è forse più importante esporre che dove si esporrà? Il meccanismo del mercato dell'arte ha forse intrappolato l'atto creativo?


Prima di tutto, penso che non sia importante il dove e il come, ma il cosa. La qualità è fondamentale, molto spesso questo viene dimenticato, per far posto alla superficialità, alla menzogna, che nell'arte, prima o poi, viene sempre scoperta. E' come un libro con una copertina stupenda, ma con le pagine bianche, vuote. Si può avere uno spazio bianco, il classico "White Cube", ma se poi ci si pone arte mediocre è inutile esporre.


E allora perchè non dare degli esempi? Quali personaggi hanno fatto il processo inverso a quello di oggi?


Hilla Von Rebay. Considerata la prima curatrice del Guggenheim Museum, quando ancora questo era solo un'idea, un sogno di lei e di Solomon Guggenheim. Fu la baronessa Hilla Von Rebay, nata a Strasburgo, a guidare Solomon nell'arte astratta di quei tempi (siamo negli anni 20-30), fu sempre lei a realizzare mostre nella stanza del Plaza Hotel dove soggiornava. Un progetto ambizioso, una cultura infinita per questa donna che riuscì a creare mostre in una stanza di hotel. Chi l'avrebbe mai detto che uno dei musei più importanti al mondo fosse nato in un albergo.


Walter Hopps. Considerato un "outsider" della storia dell'arte, è ricordato come uno dei più grandi direttori e curatori del '900. Walter iniziò con nulla, anzi dal nulla e quello che decise di fare fu di mostrare l'arte, tutta l'arte, senza distinzioni di classe o altro. L'importante era mostrare l'arte contemporanea. 
Un seminterrato e budget zero, furono quelli i presupposti per una mostra epica che ha fatto scuola lanciando Hopps verso i grandi dell'arte. 
Un'altra volta, espose le opere degli artisti su una giostra, perchè a dire suo "alla gente piace l'arte, anche nei posti più comuni".


Piero Manzoni. Erano gli anni '60 e Manzoni, insieme ad altri artisti, erano poco conosciuti, anzi per niente. Si ritrovavano nel quartiere di Brera a Milano, nello storico locale frequentato da giovani artisti. Ma spiccare era difficile, soprattutto per chi stava rivoluzionando l'arte fin ora conosciuta. Una delle prime mostre dell'artista furono organizzate da lui stesso, come la maggior parte della sua auto promozione. Il retro di un negozio, e solo tanta volontà. Manzoni riuscì anche a far parlare di se, mettendo all'ingresso della mostra diverse ragazze vestite alla moda e con gli occhiali da sole, che per quegli anni, fecero molto parlare. 


Ma questi sono solo tre esempi, quelli che mi sono rimasti nel cuore. Una cosa è certa, quelle mostre, avevano qualcosa di speciale, nascevano dalla passione, erano atti eccezionali di libertà artistica.




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