Gregorio Botta. Un'altra ultima cena
E' lecito scrivere di mostre che si organizzano? Me lo sono chiesta molto in questo ultimo mese. La risposta è che non lo so. Insomma sono una blogger, non dovrei pubblicizzare miei eventi.
Poi però ci ho pensato e voglio condividere con voi questa bella esperienza, come avevo fatto con Rai5. Io e i miei colleghi, che stimo tantissimo, ci lavoriamo da ottobre, in collaborazione con la Triennale di Milano e l'università IULM. Il progetto è a cura di Vincenzo Trione, (si proprio lui, il curatore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia).
La mostra sarà presso la Triennale di Milano, una location molto prestigiosa che ospita il padiglione dell'arte per Expo2015. Il tema è l'Ultima Cena, non una qualsiasi, ma una milanese, una delle più famose ultime cene al mondo: Il Cenacolo Vinciano. La domanda è: un artista contemporaneo come si confronta con una tematica del genere, così religiosa e sacra?
Abbiamo chiesto questo sforzo a uno degli artisti più famosi in Italia e all'estero: Gregorio Botta.
Personalmente Botta è stata una scoperta. Inavvertitamente è l'artista più sacro che io conosca. La sua è un'arte empatica, lascia dietro e intorno a se un'aurea mitica e sacra, ma non religiosa, si tratta di qualcosa di più profondo e arcaico, qualcosa che è dentro ognuno di noi. Botta parla alle masse e lo fa senza essere pop.
Le sue installazioni creano cappelle votive arcaiche, primarie e laiche. Le sue opere sono totemiche, si impongono nello spazio senza fatica, con sicurezza. Quando si osservano i lavori di Botta, il tempo si ferma, va a rilento, e tutto, anche un impercettibile movimento, o la totale assenza di esso, diventano importanti, così importanti da far sentire il loro peso, da far sentire la voce del mondo. E' la voce degli elementi: aria, acqua, terra e fuoco rivendicano la supremazia senza urli o atti spettacolari. Ci troviamo di fronte a un silenzio rumoroso.
I materiali prediletti sono basici e sottolineo, ancora una volta, archetipi. La cera è il suo materiale preferito, conosciuta durante l'accademia, è emblema del suo lavoro. La plasma, la ferisce, la sfrutta ma la rispetta sempre, non la turba, ne la mescola, la lascia pura, la lascia essenza. Gregorio ha cura e rispetto dei materiali con i qual si approccia, che siano ferro, fumo o addirittura parola.
Le parole, la poesia, i versi, per lui sono essenziali, generalmente li fa stagnare, incisi nella cera o nel piombo, a volte li proietta su materiali diversi. Da esse fuoriesce, molto spesso acqua, che scorre, quasi dando l'idea di una ferita che però sanifica. Come quando assistiamo alle proteste in silenzio, quando osserviamo solo lo sguardo fisso di una persona che però non parla, in noi scatta un sentimento contrario, quel silenzio diventa impossibile da sopportare, diventa un urlo. Il tutto è pero ridotto al minimo, è basic ed è per questo che riesce a mantenere una tale potenza. L'arte di Gregorio Botta può vantare il lusso dell'autenticità.
Gregorio Botta. Un'altra Ultima Cena.
Dal 13 al 23 Maggio. Ingresso Gratuito
Inaugurazione Mercoledì 13 Maggio 2015, ore 18.00
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