Potevo farlo anch'io!
Questo articolo nasce da una delle domande che mi viene fatta più di frequentemente dalle persone che incontro: "Cosa vuol dire? Questa non è arte! Potevo farlo anche io" oppure " io non ci capisco nulla", o ancora "a me piace l'arte antica questa roba non la considero". Insomma sempre e comunque mi sento la difensora dell'arte contemporanea, armata di elmo e scudo, che in questo caso sono la spiegazione e i diversi punti di vista, cerco di spiegare il perchè l'arte è cambiata, che un Picasso ha lo stesso valore un bel quadro rinascimentale. Non è sempre facile! Parlo con persone che si scandalizzano davanti alla "Fontana" di Duchamp (secondo me lui ne andrebbe fiero), come faccio a spiegare che ormai c'è molto di peggio?
Maurizio Cattelan |
Ho pensato di rispondere a tutti con un brano tratto dal libro "Potevo farlo anch'io" di Francesco Bonami, critico d'arte e curatore a livello internazionale. Spero che, alla fine di questa lettura, almeno uno di voi ci penserà su e comprenderà che l'arte è lo specchio della nostra società.
Jeff Koons |
Quante volte davanti a un'opera d'arte avete pensato e spesso esclamato ad alta voce "Potevo farlo anche io!" Ma basta essere capaci di realizzare ciò che ha fatto un artista per essere artisti a nostra volta, o perchè l'artista diventi come noi un buono a nulla? Fino all'inizio del Novecento forse si. Un tempo la tecnica, il mestiere contavano spesso più delle idee. Una scultura di Canova non l'avremmo saputa certo fare ne io ne voi. Trovandoci però, in un museo, davanti a una scatoletta, tipo carne in scatola, con scritto sopra "merda d'artista", improvvisamente ci ritroviamo in preda al panico, anche se travestito da rabbia ed esclamiamo :" Mi prendete forse per i fondelli? ". Non fa mai piacere essere presi in giro, in particolare da chi, con questo sistema, ha fatto più soldi di noi. Ma cosa troviamo veramente insopportabile? Il fatto che pure noi avremmo potuto esporre in un museo le nostre feci, l'idea scandalosa che quelle di un'altro possono essere considerate arte, o magari la rabbia di non essere riusciti ad arricchirci pensando per primi a una trovata del genere?
Piero Manzoni |
Un po tutte e tre le cose. Ma oggi nell'ambito dell'arte, della moda, della pubblicità e dell'architettura, non è più così essenziale saper fare qualcosa. Esistono persone che di mestiere realizzano in modo egregio quello che gli altri pensano ma non sanno fare.
L'importante è pensare.
Marcel Duchamp, il padre di tutte quelle che molti continuano a considerare imposture, credeva fermamente che l'arte è quello che noi immaginiamo sia arte. La sua prima grande provocazione, nel 1917, fu di presentare in una galleria un orinatoio capovolto, intitolato Fontana, e firmandolo con lo pseudonimo R. Mutt. Fu divorato vivo, ma innescò una rivoluzione. Il pisciatoio di ceramica bianco era veramente arte? Forse no. Artistica, geniale, liberatoria, sovversiva, fu l'idea, e questo basterebbe, e bastò, a farlo diventare arte.
Marcel Duchamp |
Prendiamo il taglio o il buco sulla tela di Lucio Fontana: una trovata, un semplice gesto, o un capolavoro? Un capolavoro.
Perchè l'opera d'arte non è solamente fatica, lavoro, studio, ma anche follia, visione, azione, vuoto, nulla, scherzo, tutte cose che, come quelle faticose, difficili e noiose, fanno parte, a pieno diritto, della vita.
E la vera arte parla sempre della vita.
Lucio Fontana |
L'idea che sia arte sono ciò che difficile da realizzare è come affermare che bere un bicchiere d'acqua è una cosa banale. L'arte contemporanea è uno strumento per indurci a riflettere sul nostro presente, e un pò sul nostro futuro. E' uno strumento a comprendere che il solo fare non basta.....tutto questo non è arte! Siamo liberi di urlarlo, ma ne siamo certi? In un mondo che può trasformare un involtino con le foglie di timo, marinato per sette giorni, in un capolavoro della culinaria, facendolo poi pagare profumatamente, possiamo lamentarci di artisti che considerino arte la voce, il cibo, i gesti, il tempo? In una società che considera geniali dei programmi televisivi i cui protagonisti hanno un quoziente d'intelligenza più basso di un bruco, possiamo adirarci e esiste qualcuno capace di trasformare la banalità in arte?
Damien Hirst |
Con queste parole di Bonami, spero sia stato più comprensibile, che è l'ottica di vedere le cose, che cambia come noi ci apportiamo ad esse. Se pensassimo alla nostra società non ci stupiremmo di come l'arte contemporanea sia rappresentazione e anticipazione del nostro mondo. Forse se abitassimo in un mondo dove la facilitazione di vedere immagini non fosse così alta e insistente, potremmo ancora stupirci di fronte a un quadro bene eseguito, però, purtroppo o per fortuna, abbiamo perse quell'innocenza dello sguardo che lo permetteva. L'emozione però, quel "fattore X" che fa di un'opera d'arte, una cosa unica e preziosa no, quello non possiamo perderlo, perchè è l'arte è e sarà sempre il motore del mondo.
Maurizio Cattelan |
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