INTERVISTA ALL'ARTISTA ALICE CASTIGLIONE. LA FORZA FEMMINILE NELL'ARTE



Una delle cose che mi piace di più dell'arte contemporanea è la moltitudine di modi che gli artisti trovano per esprimersi, dai più tradizionali come pittura e scultura, fino ad arrivare alle performance e alla video arte. Non è detto che un artista debba per forza lavorare con un solo genere, ma anzi, può sentire di dover usare diversi materiali, supporti, ecc..
E' questo il caso della seconda vincitrice del contest OUTARTLET GALLERY, Alice Castiglione, che con la sua arte ci fa capire che i temi universali, archetipi, che sono dentro ad ognuno di noi, possono essere manifestati con le tecnologie odierne.
Quando Alice lavora pratica come un rituale, è un rito che supera i confini delle religioni ma entra in quello dei principi primi. Domande universali, primitive, energetiche, che ricollegano tutte gli uomini e tutte le donne, e come? Grazie alla terra, al mondo, e all'uomo che si mette in discussione e prova a ritrovare quel collegamento preistorico. Quando l'ho intervistata ho subito capito quanto, queste tematiche, per lei, fossero fondamentali e impossibili da modificare. 

Vi lascio all'intervista!



1) Quando hai deciso che volevi fare l'artista? 

Non ho capito di voler fare l'artista, fondamentalmente è stato più un processo di presa di coscienza, un modo di percepire il mondo, di ricordare eventi o situazioni. Io ragioni per immagini, che siano essere ferme o in movimento. Alcuni mesi fa, mia madre mi ha mostrato i miei primi disegni; erano delle faccine riconoscibili, molto simili agli smile. Avevo 15-18 mesi, crescendo, poi, ho acquisito la consapevolezza che il disegno e successivamente gli altri medium, erano il mio modo di comunicare con il mondo.


2) Come è nato il tuo rapporto con la video arte?

Il rapporto con la videoarte è nato perchè era fisiologico che nascesse: dal disegno/pittura sono passata alla scultura/installazione ma avevo delle necessità narrative che un'immagine immobile non può rendere. La mia linea tra la videoarte-performance e teatro sperimentale su base brechtiana è terribilmente sottile.



3) Ti sei mai sentita influenzata dall'ambiente in cui vivevi?

Gli ambienti in cui ho vissuto mi hanno sempre lasciato un'impronta perchè è nello scambio e non nella staticità che si trova la cosiddetta "ispirazione" dalla Spagna alla Romania, viaggiando ho sempre tenuto qualcosa e lasciato qualcosa. In tutto c'è un equilibrio che deve essere mantenuto. Nascere a Palermo per me ha significato prendere coscienza. E' stato fondamentale, anche tramite le lotte di piazza, gli scontri in famiglia, per affermare la mia identità di donna libera e libera pensatrice. Non mi è mai interessato far vedere quanto sono brava a fare gli esercizi di chiaroscuro, sono più interessata a una guerriglia estetica che abbia come fine la presa di coscienza delle donne e della loro intrinseca sorellanza, il rapporto tra la donna e la Terra è molto stretto, anche se molti/e non ne hanno più memoria.




4) Mi ricollego alla tua risposta, e ti dico che dalla tue opere si sente spesso il tuo voler essere in contatto con le energia, con la terra, anzi con la Madre Terra è così?

La poetica delle mie opere si basa molto sulle scoperte archeologiche di Marija Gimbutas, sulle simbologie appartenenti alle varie culture e le reminiscenze arcaiche che abbiamo ancora oggi rispecchiabili in società. Il nesso con la presa di posizione rispetto alla società fallocentrica è netto e ben visibile, credo che il mio voler essere in contatto con la Madre Terra è strettamente connesso a tutto ciò in cui credo: il rispetto per la vita e la morte, per il cibo, per la terra su cui camminiamo e su cui hanno camminato e cammineranno altri dopo di noi, la libertà dell'individuo e la sua autodeterminazione.



5) Molto spesso i tuoi lavori sono come una sorta di rituale, penso a "Circle of death and rebirth", fatta per la mostra ad Ancora, vuoi spiegarci l'opera?

"Circle of death and rebirth è il mio piccolo manifesto. E' un percorso che il viaggiatore fa senza l'ausilio della vista, ricreando gli spazi e l'ambiente circostante, prima nella mente. E' un'opera in opensource, un'installazione a cui possono partecipare più artisti contemporaneamente. L'incontro con l'archetipo della Grande Madre non è rappresentato ma interpretato come anche lo spirito guida, tutti gli elementi hanno una simbologia che i diversi artisti possono interpretare lavorando alle installazione che comporranno la scenografia finale. Questo fa si che il risultato non sia mai lo stesso, mantenendo uno scheletro compositivo e simbolico unico all'interno dell'opera, inoltre tutto è fruibile: tutti i sensi sono coinvolti, è pensata per essere fruita da persone affette da cecità. Se l'arte deve essere di tutti almeno cerchiamo di farlo bene! Bendando tutti si crea per il tempo necessario una sorta di livella che metti tutti sullo stesso piano. Sono stata criticata da qualcuno per l'uso del sangue animale (sempre controllato e rilasciato dall'azienda sanitaria) ma non me ne curo perchè è parte di una simbologia precisa, nulla di satanico, è riferito al concetto di un alleanza che possiamo riscontrare in più culture e religioni (si pensi al cristianesimo simbolicamente, come corpo di cristo). Per questo sono stata felicissima di collaborare con il Museo Omero, e specificatamente, con Chiara Ludolini, curatrice della mostra ma anche artista e collega, che mi ha dato la possibilità di sperimentare per la prima volta sul pubblico quest'opera.



6) Trovo molto interessante il tuo modo di raccontare il mondo femminile, a volte sembra che tu voglia cercare di raccontare la natura primordiale della donna, quella più arcaica, senza volgarità Che ruolo ha la donna nel tuo lavoro? 

La donna ha un aspetto del tutto centrale, io sono una donna ed è con gli occhi di una donna che guardo il mondo, il mio messaggio è che chi fa arte dice qualcosa volente o nolente. Noi artisti giovani dovremmo essere l'avanguardia culturale non campare di rendita finendo nel vortice del Gattopardo. Ho apprezzato molto il concept del PlopEgg di Milo Moiré, per esempio molti, soprattutto nell'abiente di coloro che osservano l'arte ondeggiando l'oliva nel Martino hanno detto di lei che è un modo di mettersi in mostra e grazie ad internet ho potuto leggere dei commenti sconvenienti. A queste persone vorrei dire che l'arte è fatta di contatto con il proprio io e il rapporto con l'esterno. Lei sta dicendo qualcosa con quell'azione. Siamo donne e artiste, va bene così, fa parte della rottura dei costrutti, delle strutture. 



7) Hai qualche progetto in futuro?

Sono appena tornata dall'esposizione londinese #tribe15, organizzata da Crom-art, penso di stare ferma un paio di mese e lavorare per mettere da parte un pò di soldi per poi dedicarmi un anno intero esclusivamente all'arte.





8) Ultima domanda, quella che faccio a tutti: Che cos'è l'arte?

Credo fermamente che sia un mezzo non fine. L'arte tramite le emozioni è un mezzo per migliorare la nostra vita. Bisogna allenare gli occhi di chi guarda.

Grazie e lascio ai nostri lettori il tuo sito internet





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