LA VITA DIETRO AI CAPOLAVORI: IL GESTO A V ROVESCIATO NELL'ARTE DEL CINQUECENTO E DEL SEICENTO

Ritratto di dama, Giovanni Cariani, (1515-1520)



Una tesi affascinante di Mauro Zanchi, un segno iconografico tralasciato dai manuali, ma usato da grandi artisti.   
Cosa hanno in comune le opere di Tiziano, Giovanni Cariani, Benvenuto Cellini, Palma il Vecchio, Raffaello e il Guercino?
La risposta è la posizione delle dita della mano sinistra, che formano una V rovesciata. Una semplice coincidenza oppure c'è qualcosa di più? 
Mauro Zanchi ha studiato attentamente queste opere facendone un'ottima lettura iconografica. Il gesto, associato anche ad altri dettagli, rimanderebbe alla virtù della verginità, intesa secondo la concezione arcaica delle dee madri e di Diana.  

Diana cacciatrice, Guercino (1658)



Un ulteriore prova che le dita a V sono un segno associato alla dea della luna è presente nella Diana Cacciatrice, 1658 di Guercino. Eppure questo segno non è presente nell'Arte de cenni di Giovanni Bonifacio, il primo manuale che all'inizio del Seicento cercò di raccogliere e spiegare il vasto campionario iconografico e gestuale.





Mauro Zanchi ipotizza che tale segno sia da attribuire a rimandi esoterici di matrice pagana e pre-cattolica. A prova di questo ci sarebbe la forte radice italica del culto di Diana, che dal Trecento, soprattutto nell'Italia settentrionale, venne praticata da molte giovani donne.


Venere di Urbino, Tiziano (1538)





Da li in poi la nascita delle teorie sulla stregoneria e i ritrovi notturni nei boschi, infatti dal XIV-XV secolo le adoratrici di Diana, Artemide o Ecate, vennero definite più propriamente "streghe". La pratica però era assai diffusa, anche nei ceti sociali più alti. Per questo motivo il gesto è un simbolo di riconoscimento, in primis associabile iconograficamente alle divinità femminili (Diana, Artemide, Venere, ecc) e secondariamente nell'identificazione delle seguaci di tali divinità. 



Danae, Tiziano (1545)




Un'altra prova sarebbero i dipinti  di Tiziano, che (secondo la teoria), raffigurano donne aderenti al culto della dea. Donne però forti e dotte, colte e studiose, nel caso di Flora in erbologia e botanica
In altri quadri dell'artista il gesto è associato alla rappresentazione della Venere pudica, tipica dell'arte romanica e spesso riutilizzata nell'arte rinascimentale, un esempio è Venere allo specchio. 
Cosa altro aggiungere se non che è sorprendente riscontrare in tutte queste opere una chiave di lettura comune, soprattutto per il fascino e il mistero che porta con sè. Ovviamente dovranno essere fatti ulteriori studi, ma è indubbio che questa teoria siamo molto fascinosa. 


Venere allo specchio, Tiziano (1555)








Questo articolo è ispirato dallo studio di Mauro Zanchi e dal libro "Sotto il segno di Diana". Font: Art e dossier - novembre 2014 - rivista n° 315

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