ABC DELL'ARTE CONTEMPORANEA: GIOVANNI ANSELMO


Giovanni Anselmo ha esordito nell'ambito dell'Arte Povera, impegnandosi in una ricerca tesa a esaltare la presenza potenziale dell'invisibile nel visibile, esponendo la stretta relazione che esiste tra finito e infinito. Formulando una personale dialettica che spesso implica l'accostamento di materiali di valenza contraria. Attraverso le sue opere Anselmo mette in luce l'energia insita nella materia. 
Ciascun lavoro nasce dalla manifesta dello spazio e nel tempo delle forze compresse e in divenire che gli elementi predisposti dall'artista producono incontrandosi.




In senza Titolo, 1967, una lastra di plexiglas viene leggermente arcuata e mantenuta in questa posizione grazie a un ferro uncinato. Esemplare della poetica dell'artista che, con mezzi semplici, crea la contraddizione per porre in atto una situazione di tensione, l'opera è propriamente l'energia fisica che contiene e vive senza bisogno di connessione stabili, in una situazione di leggera precarietà.


L'elemento temporale è fondamentale in Neon nel cemento, 1967-1969, definita dallo stesso artista "un'opera inquietante", in quanto contenente la sua stessa morte. 
Quattro tubi al neon, collegati da un circuito elettrico, sono cementati dentro altrettanti blocchi di calcestruzzo posati a terra. I blocchi, lunghi, e piuttosto sottili, lasciano, intravedere soltanto le estremità finali dei neon e la luce azzurra da essi emanata. Secondo le parole di Anselmo, l'opera è stata realizzata con l'intento di illuminare il buio impenetrabile. Essa esiste fino a quando i tubi del neon emettono luce, e secondo le indicazioni dell'artista, può essere rifabbricata quando essi non funzionano più.



Nel corso degli anni Ottanta l'artista elabora un ciclo di lavori formati da blocchi o lastre di granito, talora messi in relazione con l'idea di oltremare e sospesi o tenuti in equilibrio da cavi di acciaio e nodi scorsoi. 
Formata da una grande lastra in pietra di forma triangolare, Verso oltremare, 1984, è posizionata quasi verticalmente, la lastra è mantenuta in equilibrio grazie a un cavo d'acciaio, in modo che il vertice superiore tenda, senza toccarlo, a un piccolo rettangolo di blu oltremare dipinto a parete. L'oltremare enunciato nel titolo è il nome che definisce il tono del colore utilizzato per l'intervento pittorico, così chiamato in riferimento all'origine del minerale, anticamente importato in Europa da terre lontane, "al di la del mare", e utilizzato per produrre pigmento. Come alla ricerca di un altrove non definito, mentalmente oltre le pareti, l'opera indica un desiderio costante. 


Font: La Residenza Sabauda. La collezione, Edizioni Skira, 2008, Milano

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